Rebibbia è una roba brutta

La luce penetra dalla porta appena aperta, all’esterno c’è un silenzio quasi totale fatta eccezione per una leggera brezza. Due vie si aprono davanti al capannone: la prima a sinistra porta alla barriera che separa la strada dall’autostrada diretta verso il centro di Roma, la seconda di fronte a te è una via a due corsie e gli edifici hanno ancora le fondamenta ben salde, porte, vetrine e finestre sono quasi tutte sfondate. Sulla destra della strada c’è un’insegna distrutta di un ristorante giapponese. Per ora tutto sembra tranquillo

Proseguendo in quella direzione hai modo di esaminare l'interno delle strutture. Inizialmente ti trovi davanti a quella che sembrava una vetrina, solo un manichino rotto permette di capirlo. Poco oltre, l'entrata di quello che doveva essere il negozio di vestiti. Tutto tace. Si sussegue l'entrata di un condominio e si intravede l'ascensore condominiale completamente distrutta. Infine in fondo alla via quello che doveva essere un ristorante giapponese: la porta della cucina è stata evidentemente sfondata e riposta poco lontano. Al termine della strada c'è una curva a sinistra senza altre vie

Il posto appare presto di ridotte dimensioni: una stanza con i tavoli che poteva ospitare massimo 20 persone. Di fronte il bancone col registro di cassa. La stanza richiede un'ispezione più accurata ma sulla sinistra dalla porta della cucina scardinata inizi a sentire un odore acre via via che ti avvicini. Nessun suono

Dentro la cassa stranamente invece di soldi trovi proiettili disposti in ordine nello spazio delle banconote. In tutto fanno 10 colpi 7,62mm e 10 colpi 5,56mm. Entrato in cucina scopri che i cardini della porta sono stati fusi, probabilmente da strumenti specializzati. La stanza si sviluppa in lunghezza e misura circa 6 metri. Incredibilmente silenzioso, accasciato a terra, qualcuno sta mangiando quello che sembra un braccio, ignaro della tua presenza. I leggeri gorgoglii lasciano intuire che si tratta di uno zombie. Sulla destra il mal capitato seduto su una sedia, senza braccio, ha un foro in testa causato sicuramente da un proiettile. La stanza necessita di un'attenta analisi

Il primo colpo colpisce la spalla dell'infetto che ha appena il tempo di urlare girandosi che viene colpito alla testa emettendo un rumore strozzato. Quando cessano i colpi nessun altro rumore si sussegue: probabilmente nessuno zombie nelle vicinanze ha sentito gli spari. La cucina pare libera. Accanto al cadavere seduto c'è una nota scritta e una penna biro quasi esaurita

Avvicinandoti all'infetto noti evidenti segni della malattia: capelli secchi e schiariti, pelle decomposta, vestiti vecchi di settimane. L'altro uomo invece non è ancora in fase di decomposizione evidente: la morte non è sopraggiunta più di una settimana fa. Gli scaffali sono per lo più vuoti, ci sono alcuni resti di filo spinato e appesa al muro quella che doveva essere una mensola per armi e munizioni. C'era spazio per 4 fucili, i ladri avevano lasciato soltanto un antico M14 funzionante carico. Spostando i mobili riesci a rinvenire una cassa di 8 mele in uno stadio di putrefazione avanzato e un accendino scarico, i fornelli inoltre risultano non più funzionanti. Quando raccogli la nota vedi scritto "il CRAB è qui per me, non avranno la mia vita per i loro esperimenti -Riccardo Barrisi". Appare evidente il suicidio dell'uomo ma l'arma con cui si è ucciso, così come molte altre cose, pare essere stata portata via