INTRODUZIONE - NEW YORK

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    L'uomo non smette di giocare perché invecchia ma invecchia perché smette di giocare

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    Scritta da TRC


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    16 Novembre 2014
    Ore 15:00
    Ospedale Lenox Hill,New York



    È un pomeriggio fresco,le pattuglie fanno la ronda intorno all'edificio, protetto da un enorme telo anticontaminazione. La giornata finora si è svolta regolarmente per tutti i presenti accampati all'esterno: paramilitari, medici e biochimici armati.

    Tuttavia, la quarantena è fragile; basta che una cellula infetta esca dall'area per comprometterla.

    Proprio alle 15 in punto scatta il cambio della guardia interna. Dall'ingresso principale escono due coppie di militari e biochimici con un taccuino, impegnati a scrivere freneticamente appunti. Ad accoglierli all'uscita c'è l'ufficiale in comando, il direttore della quarantena: un uomo sulla settantina, severo e autorevole.

    -Eccovi finalmente. Com'è andata la dentro? Siete in ritardo di 10 minuti, iniziavamo a preoccuparci.-

    I biochimici per un momento si fermano nell'annotare i propri appunti, ascoltando le parole del direttore. Uno di loro si fa avanti per rispondere. -Tutto bene colonnello, però... vede, mentre scortavo gli esperti nell'ala sud, il mio collega si è allontanato per fare un controllo generale ai pazienti, come al solito. Quindi l'ho chiamato, ma non ci ha risposto... lo abbiamo ritrovato poco dopo, comunque, dopo mentre controllava un soggetto. Dice che uno dei pazienti aveva urlato, ed era andato a controllare...-

    Con fare preoccupato e severo il colonnello si rivolge all'altro militare. -Soldato! Togliti la maschera e rispondi: è vero quello che il tuo collega ha detto?-

    Impaurito, l'interpellato fa un passo avanti sfilandosi la maschera antigas. -S... sissignore, tutto vero. Avevo sentito un paziente urlare come se fosse agonizzante, e... e, sono corso da lui, ma non ha risposto a nessuna delle domande che gli ho fatto, come se, come se non riuscisse a parlare.-

    -Non ha assunto atteggiamenti ostili?-

    -A... assolutamente no... È rimasto al suo posto.-

    Il colonnello sospira. -Va bene soldato, ti credo sulla parola. Ma non allontanarti più dal gruppo senza avvertire, intesi?-

    -Sissignore!-

    I biochimici si congedano dal gruppo e si sfilano i camici, gettandoli nel mucchio da mandare all'inceneritore, per poi tornare al loro gruppo. Lo stesso fanno i due militari.

    -... giornataccia, amico. Dai, vieni, andiamo a riposarci insieme agli altri.-

    -No, senti... scusa, devo fare una cosa, da solo. Ti raggiungo subito, tu intanto vai pure...-

    -Oh... ok, capisco. A dopo.-

    Il ragazzo si allontana, lentamente, guardandosi continuamente alle spalle come se temesse di essere seguito. Si siede su un muro esterno, lontano dagli altri, e solleva con cura una gamba... reggendosi il polpaccio lontano da sguardi indiscreti, il soldato sbianca quando vede quanto sangue sta uscendo dalla sua ferita. Cola lentamente sul muscolo, colando a terra con un plic plic regolare.

    -Quell'infetto... Oh, Dio, aiutami...-


     
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