Diario Alessandro Lombardi

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  1. Roxas
     
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    Alessandro prese dallo zaino la foto dallo zaino e la mise affianco al foglio bianco sul tavolo. Aveva trovato un portafoto in uno delle sue perlustrazioni, era carino, e aveva le dimensioni giuste per la foto. La mise sul tavolo affianco a lui e la guardò per un attimo con aria afflitta. "Dio, come mi manchi", sospirò un attimo, "Chissà se ti hanno salvata. Non preoccuparti, tornerò a prenderti." . Poi dedicò le sue attenzioni al foglio bianco.

    17/11/2014 - ZDay

    Mi svegliai alle 16:30 con un gran mal di testa, dovuto all'alcool ingerito ieri sera. il giorno prima avevo avvertito i miei genitori di aver fallito l'esame all'università, ma non ricordo ciò che avevo detto. Dopo essermi ripreso, vidi un messaggio sul mio cellulare. Era il mio datore di lavoro, che mi minacciava di licenziarmi, se non mi fossi presentato in tempo. Presi lo zaino e corsi fuori dall'appartamento.

    ////

    Uscendo fuori dal condominio, notai una folla accerchiata alla vetrina di un bar, che guardava un televisori. Mi avvicinai incuriosito. Venivano mostrate immagini di feriti che aggredivano i loro soccorritori. Mi chiamarono i miei genitori, per accorgermi che loro, per la prima volta nella loro vita, si erano preoccupati per me. La chiamata cadde, come la rete telefonica stessa.Appena finita la telefonata, un auto mi sfiorò e impattò contro un negozio di antiquariato.

    Lì iniziarono i miei sbagli.

    Chiesi ad una persona che assisteva alla scena, Luca, di aiutarmi a tirar fuori il conducente. Dopo un problema con l'airbag, scoprimmo che la persona era infetta da uno strana malattia, che la rese aggressiva, cosi aggressiva che morse due dita di Luca.

    Le sue condizioni peggiorarono minuto per minuto. Una ragazza dalla folla si offrì di aiutarmi. Il suo nome era Aurora. Lo portammo in un bar, dove li perse i sensi, per via dell'emorragia. Un signore si offrì di mantenere la testa di Luca per evitare l'incidente di prima.

    Ma lui ritornò. Ritornò come un animale furioso che si avventò sul signore. Si creò il panico fra la gente. Una volta che la gente era uscita fuori dal bar, Aurora scomparve. Luca invece era fuggito nel vicolo per motivi sconosciuti.

    Corsi fuori dal bar per evitare di essere investito da un eventuale esplosione dell'auto. Ma la mia strada fu ancora sbarrata da ciò che una volta era un uomo. Riuscì a sconfiggerlo, ottenendo l'approvazione e il disonore delle persone intorno. Ma non mi importò nulla. Tornai a casa, con il ricordo della tragedia che era successa.

    //

    Tornando a casa, mi accorsi di aver dimenticato le chiavi del mio appartamento. Poiché ero stanco ed ero pieno di sangue, suonai al mio vicino Carlo. Lui mi accolse in casa sua, e anche se la sua "amica" Amanda disapprovava ciò, mi diede la possibilità di farmi una doccia e di avere vestiti puliti.

    Dopo essermi cambiato, dissi a Carlo ciò che era successo. Anche se aveva paura, si fidò di me. Aurora però, un po per paura nei miei confronti, un po per altri motivi, decise di tornare a casa sua, e noi la accompagnammo.

    Dopo un breve contrattempo con la polizia, ci ritrovammo bloccati nel traffico. Dopo esser scesi, ci avviammo verso casa di Amanda, dove, oltre a noi, erano scese anche molta altra gente.

    Qui, in preda ai nervi, Carlo cede alla provocazione di un bastardo che lo aveva spintonato. Si avventò su di lui, e lo stava per uccidere a forza di pugni sul viso. Lo fermai, ma non in tempo, poiché lui sveni.

    Amanda lasciò Carlo nella sua disperazione, e non la vedemmo mai più. Io portavo il corpo dell'uomo svenuto sulle spalle, poi diedi il cambio a Carlo e incominciai, con l'aiuto di Giacomo e i suoi amici a sgombrare l'area, per farlo passare.

    Riuscimmo ad arrivare nei pressi dell'ospedale, ma li incominciò l'inferno. Migliaia di infetti si erano riversati nelle strade, mordendo ogni persona li capitava a tiro. In quel caos, qualcuno mi diede un forte colpo alla nuca e svenni. Al mio risveglio, vidi Giacomo che mi parlava, mentre avevo perso di vista Carlo. Ad un certo punto vidi l'uomo che stavamo trasportando diventare uno di loro. Noi ci rifuggiamo nello stabile n. 67. Da allora prendo nota di ogni condominio in cui entriamo.

    All'interno, nel terzo piano, incontrai un signore con una bambina, Sara, che era sua figlia. Aveva perso la madre, e la casa devastata ne era la prova lampante. Grazie alla bambina, il padre mi affida le chiavi degli altri appartamenti. Diedi le chiavi del secondo appartamento a Giacomo, mentre io ispezionai il primo. Li incontrai la cosa più triste che questa apocalisse mi avesse dato, almeno per oggi.

    Un infetto giaceva nel letto, e mi fissava. In vita era paralizzato dalla vita in giù, e anche dopo esser tornato, aveva mantenuto il suo handicap. Riuscì a prendere le chiavi che aveva nell'armadio, ma poi Giacomo mi raggiunse e li diede il colpo di grazia. Ero triste per lui, ma forse lo abbiamo liberato da un tormento che sperava di liberarsi da morto.

    Grazie alle chiavi dell'infetto, sono riuscito a trovare una Glock 17 con due caricatori, uno caricato nell'arma e uno di scorta.

    Quattro persone persero la vita per una mia scelta errata.
    Due persone infette sono morte per la mia sopravvivenza.


    Edited by Roxas - 12/8/2014, 01:08
     
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